ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani


MUSEO PEPOLI cento anni di storia

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I luoghi della memoria

Luigi Biondo

 

    Dalla lettura della morfologia semantica di un edificio si giunge, con l’aiuto della storia, al suo carattere, che può sembrare un vocabolo troppo vicino ad un organismo vivente e pensante, ma calza perfettamente per l’ex Convento dei Carmelitani di Trapani che ospita da oltre cento anni il Museo voluto dal conte Agostino Pepoli.
    Forse il filo d’Arianna del mecenate per il riuso dei vasti spazi che aleggiavano della vita consacrata di centinaia di uomini di fede e di intelletto deve essere stato la ricerca di una natura, di un’essenza da riscoprire grazie ad un intervento vitale che rivendicasse il diritto creativo ad usare qualunque strumento per esprimere la propria individualità innovativa, per ritrovare luoghi di incontro, sguardi di gente ed i materiali del paesaggio.
    Le sue scelte arrivano a noi, ai nostri giorni, caricate nel tempo di coinvolgenti sensazioni, di stratificazioni, di cambi a volte radicali degli stili e dei contenuti, con brusche variazioni. Questo luogo pieno di fascino ha permesso in oltre cento anni di pulsazioni di rimettere in circolazione sociale, ma anche economica, i valori di una comunità fortemente legata al suo territorio. Grazie all’intervento vitale dei primi anni del novecento un rudere abbandonato, popolato da opere strabilianti e coinvolgenti, ha riacquisito dignità civile.
     Un monumento che, con tutto l’eroismo della leggenda, ha saputo accogliere espressioni fortemente legate alla realtà ed alla memoria offrendo un approccio che parte dall’estetica per giungere all’etica che è alla

giunti a Trapani probabilmente intorno al 1240 durante la trasmigrazione in europa dalla Terra Santa, culla dell’Ordine. Secondo alcune fonti storiche il Senato cittadino aveva concesso loro, in un primo tempo, la piccola chiesa di Santa Maria del parto, costruita dai pescatori nei primi decenni del XIII secolo nei pressi dell’antica dogana, alle spalle dell’odierna Chiesa dell’Immacolata del Collegio dei Gesuiti, accanto alle mura di tramontana della città. Il 24 agosto del 1250 i frati carmelitani ricevettero in dono, con atto notarile, dal notar Domenico Ribaldo e dalla sua prima moglie donna Palma Donores una piccola cappella, dedicata all’Annunziata, e le terre adiacenti ad est, fuori le mura cittadine con lo scopo di continuare la loro opera di diffusione della fraternità contemplativa sulle orme di Maria e di Sant’Elia.
    Un’altra donazione avviene da parte della seconda moglie di Ribaldo, Donna Perna degli Abate fra il 1248 ed il 1250, quando entra nel cenobio trapanese un santo figlio illustre: Sant’Alberto, parente degli Abate. Le generose rimesse permettono i lavori di ampliamento della chiesa originaria
1.
    Il XIV secolo vede la svolta nella storia spirituale del Santuario sull’onda della crescente venerazione della santità di Alberto. una crescita favorita dalla casa regnante aragonese in particolare da Federico III d’Aragona che sembra abbia incontrato l’illustre uomo di fede e di cui diventa fervente devoto.
  Ai lavori per l’ampliamento della chiesa, dal 1315 al

base dell’idea di cittadinanza.
    La sua storia affonda le radici nell’io ancestrale di questo territorio legato a culti declinati al femminile senza soluzione di continuità fra paganesimo e cristianità. Dalla venere ericina alla Madonna di Trapani si dipana un filo rosso che declina la ritualità ed i culti dell’abbondanza, della fertilità e della sacralità della vita.
    Ai piedi del Monte erice, a pochi chilometri dalla punta più occidentale della Sicilia, sorse il nucleo originario del Santuario di Maria Santissima Annunziata, denominato nella devozione popolare Santuario della Madonna di Trapani. Il complesso religioso sorse grazie ai frati Carmelitani,

 


    Santuario di Maria SS. Annunziata. Cartolina illustrata, inizi secolo XX (foto coll. Perrera)

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