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Il Museo dal dopoguerra ai primi anni Daniela Scandariato
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Nel periodo
compreso tra il termine del secondo conflitto mondiale e i primi anni
Sessanta il Direttore onorario del Museo Carlo Messina e lo storico
dell’arte vincenzo Scuderi1
si trovarono ad affrontare un duplice ordine di problemi: da un lato le
criticità strutturali che l’antico edificio presentava, laddove gli eventi
bellici, ma soprattutto l’azione del tempo e degli agenti atmosferici ne
avevano alterato l’immagine e la funzionalità; dall’altro l’esigenza,
ritenuta altrettanto cogente, di rivisitare i criteri espositivi e gli
ordinamenti ritenuti ormai obsoleti, alla luce dell’ondata di rinnovamento
che investì il settore museografico a partire dagli anni Cinquanta.
Furono inoltre risanate le coperture e le murature, lesionate dagli spostamenti d’aria causati dalle azioni belliche e dalle infiltrazioni delle acque meteoriche4. Tali operazioni, che si rendevano indispensabili non solo per ovvie esigenze di decoro ma anche per garantire la
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salvaguardia e la conservazione delle opere, determinarono nell’arco degli anni ’50 l’alternarsi di brevi periodi di apertura al pubblico e di chiusure prolungate, condizione che non mancò di suscitare serrate polemiche e una campagna mediatica in alcuni casi fortemente critica.
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