Art. 1 |
Per iniziativa del Conte Agostino Pepoli è
istituito in Trapani un Museo civico, che prende il nome di Museo Pepoli.
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maioliche
all’Ospizio marino ed ospedale dei bambini
“Riccardo
Sieri Pepoli”, un’opera pia da lui fondata per aiutare i
bambini rachitici.
Verbale di consegna e di scarico. Trapani, 12 luglio
1906
Probabilmente Agostino non accettò la
decisione del fratello di donare i beni di famiglia raccolti dai suoi avi4
e, per evitare che andassero dispersi, il 19 novembre del 1906 avanzò al
Sindaco di Trapani una richiesta:
«Allo
scopo d’iniziare un Museo di antichità ed arte, che raccolga in un
unico locale gli oggetti di proprietà comunale sparsi per la Città,
e quelli che io ò raccolto qui e in Monte S. Giuliano, affinché si
possano meglio custodire ed ammirare dai cittadini e dagli stranieri
chiedo ... l’autorizzazione di occupare per lo scopo suddetto, e
sempre nell’interesse del Comune, il chiostro collo spazio che lo
precede, lo scalone con parte del corridoio a terreno ed il primo
piano dell’ex Convento dell’Annunziata. Saranno a mio carico le
spese del trasporto degli oggetti e quelle dei ristauri, che io
crederò di fare al fabbricato senza arrecarvi alcuna
modificazione»5. |
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Art 2 |
Il Museo ha la sua sede nell’ex
convento dell’Annunziata, di proprietà del Comune, in quei locali a tale
scopo destinati e che sono stati recentemente restaurati ed adattati dalla
liberalità dello stesso Conte Pepoli, il quale allo scopo di questa fondazione per pubblico uso,
vi ha raccolto a proprie spese, nell’interesse dell’Arte e della Storia
patria, quadri, cimeli, ed altri oggetti, già di sua proprietà e da lui
donati al nuovo ente. Fanno anche parte del Museo la pinacoteca Fardelliana e gli altri oggetti di pertinenza del Comune che furono ivi
collocati o che lo saranno in avvenire1.
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Questi sono
i primi due articoli dello Statuto del Museo Pepoli che fu approvato dal
Consiglio Comunale di Trapani nella seduta del 16 giugno 1908.
L’idea di
fondare un museo civico nacque dall’esigenza di conservare al meglio la
grande quantità di oggetti rinvenuti nel territorio della provincia di
Trapani, poiché, non esistendone uno in città, si rischiava che questi
beni potessero essere dispersi in altri istituti della Sicilia.
Il Pepoli
nel 1875 aveva così deciso di donare la sua collezione archeologica al
Comune subordinando il dono «alle condizioni che il locale destinato a
Museo sia la Chiesa di Santa Maria di Gesù o altro locale, perché sia un
accessorio di atti stabilmente pubblici, e coll’espressa dichiarazione che
qualora per qualunque evento il Museo … sarà per qualsivoglia cagione
soppresso, in tal caso gli oggetti tutti di cui si terrà apposito catalogo
ritornino al donatore o a chi per esso»2.
L’accordo per la concessione dei
locali della chiesa di Santa Maria di Gesù non venne raggiunto e l’idea
rimarrà inattuata per altri trent’anni.
Determinante fu la morte, avvenuta
tra febbraio e marzo del 1906, del fratello maggiore di Agostino, il
barone Antonio, il quale, nei suoi testamenti olografi del 4 e del 30
gennaio 1906, aveva deciso di «nominare legataria di tutti i suoi quadri
la Pinacoteca Fardelliana»3
e di donare inoltre altri beni, soprattutto ceramiche e
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