ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani


MUSEO PEPOLI cento anni di storia

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Il Museo “creazione” del conte Pepoli

Danela Scandariato

 

    Il Museo Pepoli nasce quale precisa espressione della varietà e vastità degli interessi culturali di Agostino Pepoli, che spaziavano, come è noto, dall’archeologia all’arte, dalla storia patria alla musica, e dalla sua incolmabile brama collezionistica. Costantemente animato da quell’impulso quasi feticistico che muove molti collezionisti, il conte aveva raccolto un’enorme quantità di materiali vari ed eterogenei, che con spirito illuministico intendeva offrire alla fruizione della collettività. Ottenuta dal Comune la concessione dei locali dell’ex convento dell’Annunziata, prov - vide a proprie spese alla ristrutturazione dell’edificio per adibirlo a sede museale.
    Ricostruire l’assetto del Museo nei pochi anni in cui egli fu alla guida dell’Istituto è impresa non facile, a causa dell’esiguità della documentazione disponibile
1; ci sono tuttavia di aiuto alcune preziose fotografie d’epoca e le poche annotazioni che è possibile desumere dal primo inventario del Museo compilato dal suo diretto collaboratore, il canonico Simone Romano, verosimilmente tra il 1908 ed il 1910.
    Di una certa utilità è inoltre il verbale di costatazione e descrizione sommaria degli oggetti esistenti al Museo Pepoli, redatto dal Municipio di Trapani il 7 gennaio del 1911, che contiene un’elencazione, seppur sommaria, dei beni con indicazione della loro ubicazione nei diversi locali. Dall’analisi delle antiche immagini emerge in primo luogo l’esigenza di Agostino, intimamente orgoglioso del suo ruolo di fondatore e ideatore del Museo, di connotare fortemente gli spazi espositivi a lui concessi nell’intento di conferire all’antico convento carmelitano l’aspetto di “palazzo della famiglia Pepoli”. veniva pertanto riprodotto ripetutamente negli ambienti di rappresentanza il simbolo dello stemma gentilizio del suo casato, la scacchiera bianco-nera (Tav. 4): sulle pareti del chiostro, nel vano del grande scalone d’accesso al piano superiore, nella loggia- ballatoio e sui numerosi drappi, tappeti e tessuti collocati lungo il percorso.
    Nella trasformazione dell’edificio da convento a sede museale furono inevitabilmente sacrificate alcune tracce dell’antico passato: tale sorte subirono i ritratti dei santi carmelitani affrescati a parete al di sopra delle porte di accesso alle celle, documentati da antichi scatti fotografici oltre che dalla testimonianza del canonico Mondello
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Museo Pepoli, Chiostro (foto anni 1907-1908)

 


Museo Pepoli, Scalone monumentale (foto anni 1908-1909)

All’esigenza di rinnovamento si associò il desiderio di esporre il maggior numero possibile di beni, secondo quel modello di “massima esposizione” e di “accumulazione museale” proprio delle case-museo del secondo Ottocento, specchio della cultura collezionistica aristocratica ed altoborghese dell’epoca3. un modello di riferimento dovette essere, pur con i dovuti distinguo, il Museo Nazionale di Palermo, (in quegli anni diretto da Antonino Salinas) istituto che, in coerenza con la mentalità posi - tivistica di fine Ottocento, raccoglieva ed esponeva materiali afferenti a svariate categorie (reperti archeologici, sculture e lapidi, dipinti, opere d’arte industriale, armi ed altro ancora) riferibili ad un arco cronologico vastissimo

 

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