ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani


MUSEO PEPOLI cento anni di storia

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Rinnovamento e nuova luce: il Museo

tra il 1999 e il 2020

Maria Luisa Famà

 

    Quando nel mese di luglio del 1999 assunsi la direzione del Museo Pepoli sapevo già che la strada da percorrere sarebbe stata in salita. Oltre ai compiti della gestione quotidiana di un museo antico, grande ed importante quale il Pepoli dove, in relazione agli obiettivi fissati dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali, avrei dovuto incrementare la fruizione del museo, della biblioteca e della sala-conferenze mediante attività culturali diverse, l’impegno certamente più importante era quello di valorizzare il patrimonio del museo e migliorarne le condizioni di sicurezza.
    Sulla base di tali premesse, il primo lavoro che si rese necessario intraprendere fu il trasferimento della biblioteca in un luogo più sicuro ed adeguato. Il ricco e prezioso patrimonio librario si trovava infatti al primo piano, in un’ala degli uffici in cui i libri erano distribuiti dentro armadi non più sufficienti a contenerne altri e su scaffalature metalliche. L’incarico di progettare una biblioteca che fosse spaziosa, funzionale ed accogliente, oltre che sicura
1, lo diedi al collega e amico architetto Enrico Caruso, che assunse anche la direzione dei lavori.
    Lo spazio fu individuato al piano terra, al di sotto degli uffici, dove si trovavano alcune stanze fatiscenti colme di arredi dismessi, vecchio materiale edile ed altro ancora. Alcune di queste stanze erano state create ai primi del Novecento mediante la costruzione di tramezzi murari all’interno di un grande ambiente voltato per farne l’alloggio del portiere e che successivamente venne adibito a deposito/magazzino. Recuperato lo spazio del grande ambiente eliminando i tramezzi, fu possibile creare una biblioteca degna di questo nome che decidemmo di abbellire con un dipinto murario (Tav. 33) che riproduce la porta del Paradiso raffigurata nel famoso paliotto, visibile nel museo, con prospetto architettonico ricamato, in cui prevalgono le applicazioni in corallo.
    Il dipinto, realizzato da Antonio Sammartano
2 sulla tompagnatura di una porta comunicante una volta con un ambiente adiacente – oggi di proprietà dei Frati Carmelitani – serve anche a rammentare ai fruitori della biblioteca il “carattere” speciale del Museo Pepoli dovuto ai suoi piccoli e grandi capolavori in corallo.
    L’ingresso della biblioteca fu realizzato recuperando un antico accesso, caduto in disuso, dal cortile. Da questo accesso una bella scala in pietra, illuminata da un ampio

 

lucernario, conduce agli uffici che furono finalmente dotati di un ascensore3. Anche questo ingresso fu abbellito con un dipinto murario di Antonio Sammartano, eseguito sulla parete di fondo di una preesistente nicchia semicircolare, che raffigura gli scaffali di una libreria.


A. Sammartano, pittura murale, Museo Pepoli, atrio d'ingresspo
degli uffici

    Con queste opere ancora in itinere, avevo avviato il programma di apertura del museo al territorio, alle scuole e agli “amanti dormienti” dell’arte, nell’intento di trasformare questa antica istituzione museale, prestigiosa ma statica, in un dinamico polo culturale di riferimento. Promozione e rivitalizzazione erano dunque le mete di questo itinerario che ho percorso con costanza e determinazione insieme ai colleghi Gaetano Bongiovanni, prima, e Anna Occhipinti e Daniela Scandariato poi.


Museo Pepoli, Sala delle iscrizioni lapidee, allestimento ann
Sessanta del XX secolo

Per operare in questa direzione si rendeva innanzitutto necessaria la creazione di una sala mostre temporanee che,

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