ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani


MUSEO PEPOLI cento anni di storia

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Maria Luisa Famà __________________________________________________________________________________________________

 

per l’esiguità dei fondi disponibili, realizzammo con un piccolo lavoro in economia. Si è deciso di destinare a tale funzione la sala del piano terra del museo in cui erano esposti vari elementi scultorei provenienti dall’antica fabbrica dell’Annunziata e le iscrizioni lapidee cristiane ed islamiche, opere che vennero trasferite nella contigua saletta della Cupola mozarabica.
    Questa scelta si rivelò efficace, considerato che nel corso di otto anni (dal 2002 al 2009) fu possibile allestire ben nove piccole mostre
4 (Tav. 32); la sala fu pure utilizzata in occasione della grande mostra La Navigazione nel Mediterraneo: tecnica ed arte al Museo Pepoli, tenutasi nell’autunno del 20055, per esporre gli ex-voto dipinti dell’Annunziata6.
    Oltre a questi interventi materiali, credo che il segno più emblematico della riuscita della mia gestione si debba riconoscere nella nascita – nel novembre del 2007 – della “Associazione Amici del Museo Pepoli”, la prima in Sicilia dedicata ad uno specifico museo.
    L’anno successivo, con finanziamenti europei, abbiamo iniziato i lavori che avrebbero prodotto notevoli trasformazioni nel Museo, anche questi progettati e diretti dall’architetto enrico Caruso
7.
    Tali opere si erano rese necessarie perché la piccola sala archeologica, situata nell’ala meridionale del primo piano, e la contigua grande sala dei cimeli risorgimentali e dei dipinti dell’Ottocento, erano chiuse da anni per infiltrazioni delle acque piovane.
    Il progetto prevedeva la creazione di un’ampia sezione archeologica, il riallestimento espositivo dei cimeli

    La redazione del progetto era stata preceduta dall’accurato studio di enrico Caruso sia delle fonti e dei documenti storici sia dei segni rimasti sulle strutture, per la necessaria preliminare conoscenza della stratificazione architettonica del convento, la cui originaria distribuzione degli spazi era in gran parte illeggibile.
    La genesi del progetto e le ragioni delle scelte operate dall’architetto (tutte in accordo con me) sono da lui illustrate in un ampio e approfondito saggio cui rimando anche per la sua ricchezza di informazioni e dati sulla storia del monumento
8.
    Il convento, ampiamente rimaneggiato tra il Cinquecento e il Settecento, conservava numerose tracce di tali trasformazioni, tra le quali è stata individuata l’abolizione di una scala, della quale non vi è traccia nei documenti, cui si accedeva da un portale in pietra posto di fronte all’ingresso del chiostro nel salone. L’eliminazione di questa scala era avvenuta molto probabilmente tra il 1638 e il 1639 quando fu costruito dal palermitano Francesco Marchisi il cosiddetto Scalone Magnifico a tre rampe spezzate
9.
    Il vano della scala più antica, caratterizzato da una bella volta a botte rampante, lo abbiamo destinato a galleria della pittura siciliana del Tardo Settecento e Ottocento
10, separando quindi tali opere pittoriche dai cimeli storici risorgimentali che abbiamo esposto nella sala della ghigliottina. Lo scopo era quello di mostrare nello stesso ambiente le testimonianze di due fasi diverse della seconda metà dell’Ottocento siciliano, quella del regno borbonico e la successiva che ha portato all’unità d’Italia.

 risorgimentali e dei dipinti sopra citati, la modifica della sala della ghigliottina, nonché la valorizzazione delle opere d’arte esposte al piano terra, con la conseguente revisione dei criteri espositivi degli anni Sessanta del Novecento. Attraverso altri interventi si è provveduto ad illuminare come nel progetto originale la grande scala e l’ingresso monumentale dell’ex convento dei Carmelitani (detto da alcuni “Aula Capitolare”); la scala era mortificata e quasi oscurata dagli spessi tendaggi che schermavano i finestroni, nonché dalla tompagnatura di alcune finestre e di un grande “oculo”.
    Un altro non secondario obiettivo del progetto era quello di creare un’ampia salamostre che potesse essere utilizzata anche come sala-conferenze, giacché quella


                                    Museo Pepoli, Galleria dei dipinti dellOttocento

ad esistente si era rivelata del tutto insufficiente accogliere il pubblico sempre più numeroso in occasione degli eventi culturali organizzati dal Museo e dall’Associazione degli Amici del Museo.


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    Il risultato è innegabilmente di grande effetto, anche perché tra i cimeli domina il vessillo del Lombardo che per la sua valenza storica e per i suoi vivaci colori crea un
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