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la presentazione
delle schede
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Maria SS. Addolorata,
con il cuore trafitto da un pugnale, seguendo l’urna del figlio,
chiude la processione. Il simulacro sfila avvolto in un manto nero
di velluto che ricopre gli abiti in tela e colla.
Maria è raffigurata come “Mater dolorosa”, un soggetto che
non ha riscontri nei passi evangelici, ma che trova riferimenti in
una tradizione devozionale affermatasi particolarmente nel secolo
XIII, periodo in cui sorsero diversi santuari in suo onore e furono
composte le prime opere a Lei ispirate, come le “Laudi” e i
componimenti latini di Iacopone da Todi. Al celebre testo dello “Stabat
Mater” si sono ispirati musicisti di ogni epoca e la Vergine
Addolorata è stata il soggetto, durante il corso dei secoli, di
tante opere pittoriche e scultoree di grandi maestri, tutti
impegnati nell’esprimere la grande sofferenza di Maria.
Veste i colori del lutto, tanto da essere anche denominata Nostra
Signora del Lutto: tunica grigia, impreziosita da decori a
mezzaluna in oro zecchino e mantello blu, entrambi in tela e colla,
modellati attraverso le pieghe, sì da creare effetti
plastico-pittorici: la mezzaluna, qui utilizzata come elemento
decorativo, allude anche al concepimento immacolato di Maria.
La caratteristica peculiare del
simulacro, oltre che nell’espressione di composta sofferenza del
viso con lo sguardo rivolto verso l’alto, sta nella resa
rappresentativa del dolore attraverso la naturale
positura delle mani: la sinistra sul petto quasi a sorreggere il
simbolico cuore, sormontato da una fiammella e trafitto da una
spada, e la destra protesa in avanti a misurare lo spazio - in un
gesto di pietosa costernazione come per richiedere intercessione
divina - coinvolgendo il fedele e rendendolo partecipe dei propri
sentimenti di dolore.
Il cuore evidenziato da una fiamma e il pugnale che lo trafigge,
entrambi in argento (sec. XX), sono i simboli che meglio
identificano la tipologia dell’immagine, rispondente al tradizionale
modello iconografico dell’Addolorata. Il pugnale allude alla
profezia di Simeone che, in occasione della presentazione di Gesù al
tempio, aveva predetto a Maria che una spada le avrebbe trafitto il
cuore.
Non sappiamo quando il simulacro cominciò a far parte della
processione, ma considerato che a Palermo i Genovesi, già nel 1590
avevano effettuato una processione di “Gesù nell’urna” e
della “Madonna”, curata dagli Spagnoli, è presumibile che
anche a Trapani due simulacri ne facessero parte fin dalle origini.
La prima documentazione riguardo a “Nostra Signora del Lutto” si ha
nel 1659 per l’offerta della musica da parte dei senatori trapanesi.
Un documento del 1695 attesta inoltre che, assieme a quindici
gruppi, partecipavano alla processione “Christo nel monumento” e
“Nostra Signora Maria Addolorata”. Quest’ultima era affidata ai
patrizi e accompagnata anche dai senatori della città.
Nel 1873 i patrizi l’affidarono ai cocchieri.
L’Addolorata, durante tutto l’anno, era oggetto di venerazione
presso la chiesa di San Michele e quando nel 1720 i gruppi furono
trasferiti nell’oratorio attiguo, fatto costruire appositamente,
rimase nella chiesa assieme a“U signuri nu munumento”.
L’opera è stata comunemente attribuita a Giuseppe Milanti,
appartenente ad una famiglia di scultori trapanesi, nato nel 1661; è
quindi impossibile che la statua del 1659 fosse stata da lui
realizzata.
Si può ipotizzare invece che ne fosse autore Leonardo Milanti, padre
di Giuseppe, il quale nel 1661 eseguiva il Crocefisso ligneo
della chiesa di San Francesco d’Assisi, apponendovi la data e le sue
iniziali. L.M.
Una trasposizione di nome, come talvolta accade nella storiografia,
avrebbe potuto confondere Giuseppe con Leonardo, lasciando tuttavia
l’attribuzione nell’ambito della famiglia Milanti.
La statua attuale, per i connotati stilistici, sembra tuttavia
riconducibile alla fine del secolo XVIII allorquando, con molte
probabilità, fu rinnovata o completamente rifatta: lo dimostra
l’andamento parallelo delle pieghe del manto e della tunica che
rimanda a stilemi neoclassici.
I connotati formali - volto allungato e inclinato, naso affilato,
bocca dischiusa dalla quale traspare la dentatura, espressione
sofferente - attestano comunque il persistere, nella scultura
siciliana, della componente pietistico devozionale che, nel secolo
XVII, aveva avuto il suo degno rappresentante in fra Umile da
Petralia.
Va inoltre
ricordato che la statua subì dei danni durante il bombardamento del
6 aprile 1943 che colpì la chiesa e l’annesso oratorio di San
Michele dove erano ospitati i sacri gruppi e che, come accadde per
altre statue, i successivi restauri furono effettuati rimodellando
sommariamente le pieghe e riutilizzando, anche arbitrariamente,
parti scultoree in legno: lo confermano i piedi dissimili del
simulacro.
Con Maria Addolorata, da
sola sulla sua vara, preceduta da un corteo di due file di donne
vestite di nero, si chiude la lunga processione dei “Misteri”. Il
suo passaggio e, soprattutto, il suo rientro nella chiesa del
Purgatorio sono momenti di grande commozione e di intensa
partecipazione: la sacra immagine coinvolgendo lo spettatore
attraverso la componente realistica, suscita pietà, rispetto,
commozione.
Il simulacro, attualmente curato da camerieri, cuochi, cocchieri,
autisti, baristi, pasticcieri, albergatori e ristoratori, nel 1998 è
stato restaurato da Concetto Mazzaglia e nel 2014 da Elena Vetere e
Nicola Miceli. (L.N.)
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