ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani

 

 

I sacri gruppi dei Misteri di Trapani
Lina Novara

A Trapani, da oltre quattrocento anni, ogni Venerdì Santo si svolge la processione dei «Misteri». 
Per circa ventiquattro ore, lungo le vie cittadine, partendo dalla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, sfilano diciotto gruppi statuari, raffiguranti episodi della Passione e morte di Cristo, seguiti dai simulacri di «Gesù nell’urna» e dall’«Addolorata», portati a spalla, addobbati con fiori e accompagnati dalle musiche delle bande.

Settimana santa 2020
INZIATIVA DELL'ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI

Con l’approssimarsi della Settimana Santa verranno pubblicate, giornalmente su questo sito, due schede storico-artistiche sui «Misteri» di Trapani. Le schede, redatte da Lina Novara, sono tratte da: I gruppi processionali di Trapani, in «Legno tela e … la scultura polimaterica trapanese dal Seicento al Novecento», catalogo della mostra, a cura di AM. Precopi Lombardo e P. Messana, Trapani 2011, pp.131-150.

Schede già pubblicate:
1 La separazione;   2 La lavanda dei piedi;   3 Gesù nell'orto del Getzemani;

4 L'arresto;   5 La caduta al Cedron;
6 Gesù dinanzi ad Hanna;   7 La negazione;  8 Gesù davanti ad Erode;   9 La flagellazione;   10 La coronazione di spine;  11 Ecce Homo;   12 La sentenza;
13 L'ascesa al Calvario;  14 La spoliazione;   15 La sollevazione della croce;   16 La ferita al costato;    17 La deposizione;   18 Il trasporto al sepolcro;    19 Gesù nell'urna;   20 L'Addolorata;   Nota bibliograficha  

 


 

È una processione lunga e commovente nella quale si fondono fede, arte, storia e tradizione. 
Si inizia con il gruppo «La separazione» che rappresenta il simbolico congedo di Gesù dalla madre; seguono altri episodi della Via Crucis, disposti in ordine cronologico, fino a «Il trasporto al sepolcro».
Le origini della processione risalgono al periodo post-tridentino allorquando i temi della Passione, che a partire dal XIII secolo avevano avuto grande diffusione nell'arte sacra, ebbero il compito di far rivivere ai fedeli gli ultimi tragici momenti della vita di Gesù. Quando alla fine del ‘500 le rigorose disposizioni del Concilio di Trento vietarono le sacre rappresentazioni con personaggi viventi, nelle varie aree geografiche mediterranee di religione cattolica si scelse di affidare alle sculture processionali il compito di raccontare al popolo la Passione proponendo raffigurazioni fortemente suggestive. 
Per rispondere alle rigorose disposizioni del Concilio, senza rinunciare alla   spettacolarità della processione, a Trapani sul finire del secolo XVI e agli inizi del XVII si ricorse gradualmente all'uso di gruppi scultorei portati a spalle, raffiguranti i «Misteri» dolorosi della Passione.
A ciò concorse l'arrivo in città dei Padri Gesuiti che, nel loro programma di catechesi, avevano inserita la missione penitenziale con lo scopo di evangelizzare le persone più umili.
La cura e la sfilata dei sacri gruppi fu affidata a varie categorie artigiane al fine di ottenere così il consenso e il massimo coinvolgimento soprattutto dei ceti meno abbienti. 
La prima documentazione risale al 1612, anno in cui la «Compagnia del Sangue Preziosissimo di Cristo» affidò ai «iurnateri», cioè coloro che lavoravano a giornata, il gruppo dell’«Ascesa al Calvario» (ora curato da tutto il popolo), uno degli episodi più dolorosi e drammatici della Passione. Seguirono negli anni successivi gli altri affidamenti.
L’arte, ed in questo caso la scultura, divenne un mezzo per influire sull’immaginario popolare, per meravigliare, commuovere, suscitare emozioni e per ottenere adesioni e consensi. 
I gruppi scultorei che compongono l'attuale processione di Trapani sono, per la maggior parte, rifacimenti delle opere originarie, effettuati nel secolo XVIII con la tecnica polimaterica del «legno tela e colla». Si tratta di un tipo di scultura che richiedeva un lavoro di equipe nel quale il maestro scolpiva nel legno di cipresso il volto, le mani, i piedi e le parti ignude, mentre i lavoranti si occupavano della struttura interna, in legno di castagno, per il fissaggio degli arti e delle parti scolpite. I sarti avevano il compito di tagliare e confezionare i vestiti, adattandoli alle statue: i tessuti venivano poi irrigiditi con strati di gesso e di colla di coniglio. Seguivano le fasi della colorazione, della lucidatura degli abiti con olio di lino e dell'incarnato con olio di noce, ed infine della decorazione con oro zecchino. Ciascuna statua veniva fissata ad una base lignea tramite una mortasa e un tenone. 
Anche se i nomi dei maestri dei primi del Seicento sfuggono all'indagine, è importante sottolineare che tra il XVII e il XVIII secolo molti furono gli artisti che si dedicarono a questo tipo di plastica, per lungo tempo considerata «minore» e popolare. 
La drammaticità e la componente realistica di alcune scene conducono all’arte devozionale barocca, ma anche a quel filone della pittura seicentesca, di ambito naturalistico, che ebbe in Caravaggio il degno rappresentante. 
Orgoglio, fede, devozione, desiderio di apparenza hanno spinto le maestranze, dal XVII secolo in poi, ad abbellire le statue con aureole, corone di spine, croci, lance, spade e altri preziosi ornamenti d’argento, da sfoggiare in processione, tutti realizzati da argentieri trapanesi. 

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