Continuiamo la passeggiata liberty avviandoci verso via Ammiraglio
Staiti per ammirare il prospetto del Palazzo Occhipinti - D’ali,
fatto edificare tra il 1910 e il 1912 dall’avv. Giuseppe Occhipinti
e passato poi in eredità alla figlia Franca, moglie di Antonio D’Alì
Pucci.
L’edificio si presenta con la sobria facciata, prospiciente il
porto, variamente decorata con motivi tratti dal repertorio liberty.
A progettarlo fu l’ingegnere Giuseppe Manzo che, nella stesura del
prospetto, scelse una composizione simmetrica, più sviluppata in
verticale, con il settore mediano lievemente aggettante e le
aperture rigorosamente allineate.
Il gusto liberty si manifesta nella fusione tra struttura e ornato
con l’inserimento di mattonelle e decori floreali.
La nostra attenzione si concentra piacevolmente sui delicati
mazzolini di anemoni a tre petali, posti sopra le aperture del primo
e del terzo piano e sulle gradevoli composizioni di margherite,
inserite tra i colpi di frusta nel secondo piano.
Sull’intera composizione prevalgono le membrature orizzontali, come
le cornici marcapiano, i segmenti di architravi e l’allineamento
delle aperture, mentre gli elementi verticali si manifestano nei due
esili pilastrini che, partendo dal basso, inquadrano il settore
mediano e lo accompagnano fino in alto elevandosi al di sopra del
frontone.
Qui il fregio si colora col verde delle foglie ed il bianco dei
fiori che spiccano su un fondo ceruleo, mentre il fastigio si anima
per le modanature e gli anemoni della robusta cornice, rievocando,
vagamente, talune soluzioni adottate da Ernesto Basile a Palermo.
Alcuni piccoli dettagli decorativi denotano poi un gusto
particolarmente raffinato: sono i singoli fiori del coronamento e le
mattonelle floreali, strategicamente sparse tra i decori.
Il palazzo, nel corso degli anni, ha subito diversi sostanziali
interventi, determinati, sia da fattori ambientali a causa della
vicinanza al mare, sia dagli eventi bellici.
Nel 1943 infatti la parte posteriore dell’edificio fu completamente
distrutta da una bomba, mentre rimase parzialmente integra la
facciata sulla marina.
Il fumo che si propagò all’interno delle stanze distrusse gli
affreschi liberty presenti sia sulle pareti che sul tetto. Solo in
un salotto del terzo piano, durante dei lavori di pulitura delle
pareti, sono affiorate delle file discontinue di tulipani, dai
petali violacei.
Si salvarono comunque l’ingresso, così come ancora ora lo vediamo, e
la scala con ringhiera in ferro battuto.
Negli anni cinquanta del secolo scorso si rese necessaria la
sostituzione dei parapetti in cemento dei balconi della parte
mediana, con le attuali ringhiere: ciò determinò anche la fusione in
un’unica lunga balconata retta da mensole, dei tre piccoli balconi
che originariamente si aprivano su ogni piano.
Gli ultimi lavori di consolidamento e di restauro sono stati
eseguiti alla fine degli anni 80 del Novecento.
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